Nessuna discriminazione a danno dei docenti della paritaria: l’intesa fra MIUR e sindacati, e le conseguenti misure di carattere legislativo, devono tener conto, in modo necessariamente articolato, delle diverse fattispecie cui sono riconducibili i destinatari dei provvedimenti in cantiere.
È fuori discussione che i percorsi abilitanti destinati in modo specifico a chi vanta una consistente esperienza lavorativa riguarderanno anche chi lavora nella scuola non statale, sia a tempo determinato che indeterminato; ferma restando, ovviamente, la possibilità, per tutti, di partecipare al concorso ordinario e di conseguire per tale via l’abilitazione, se non posseduta.
Diverso è il caso del concorso straordinario, finalizzato a stabilizzare il rapporto di lavoro di chi è in servizio da anni come supplente nella scuola statale. Si tratta di una procedura necessariamente circoscritta a questa tipologia di destinatari, vale a dire personale già operante alle dipendenze dello Stato, sia pure precariamente.
Si ripete in sostanza quanto avvenuto lo scorso anno con i concorsi straordinari per la scuola primaria e quella dell’infanzia: anche in quel caso ci furono rivendicazioni sfociate in azioni di contenzioso legale, che tuttavia non hanno avuto successo, a dimostrazione della legittimità dei provvedimenti impugnati. Per noi, la conferma di non aver compiuto scelte ingiustamente discriminanti, ma di aver tenuto ragionevolmente conto delle peculiarità di situazioni diverse, come lo sono fra l’altro le modalità di assunzione seguite nei due settori della scuola statale e non statale.
Le ragioni dei docenti della paritaria sono ben presenti alla CISL Scuola, che si è sempre fatta carico con determinazione di una loro efficace rappresentanza e che anche in questa occasione ha rivendicato per essi il diritto di accedere a percorsi formativi ai fini abilitanti, alternativi ai concorsi ordinari, onde poter acquisire il titolo previsto dalla legge 62/2000, mettendo i lavoratori interessati al riparo da rischi di licenziamento e nello stesso tempo evitando agli Enti Gestori il pericolo di perdere il riconoscimento della condizione di parità.
A differenza di quanto prevedeva lo schema di decreto legge approvato “salvo intese” (e mai approdato in G. U.) dal precedente Governo, le misure riguardanti i percorsi di abilitazione non rientrano nel decreto legge di cui si auspica l’emanazione in tempi brevi, ma sono demandate a un disegno di legge collegato alla finanziaria; una soluzione scaturita da un irrigidimento della parte governativa che si è rivelato ostacolo insormontabile nel corso della trattativa. Va detto peraltro che anche nella versione precedente (decreto Bussetti), il concorso straordinario avrebbe riguardato unicamente i dipendenti della scuola statale.
Le questioni riguardanti reclutamento e precariato sono per loro natura complesse, investendo un ampio ventaglio di aspettative e interessi rispetto ai quali è sempre difficile, e talvolta impossibile, individuare punti di equilibrio che soddisfino tutti, essendo d'altra parte pressoché incolmabile il divario che si registra nella scuola fra domanda e offerta di lavoro. È una situazione nella quale si è spesso portati a mettere l’accento più sulle attese insoddisfatte che sui concreti passi in avanti, resi possibili dall’azione sindacale, verso obiettivi di evidente interesse generale. Tali sono, ad esempio, la riduzione dell’area di precarietà in direzione di un prevalere dei rapporti di lavoro stabile, o un’adeguata valorizzazione dell’esperienza professionale acquisita sul campo nel momento in cui si attivano procedure di reclutamento.
Questi gli obiettivi perseguiti con l’intesa del 1° ottobre, per la cui puntuale, completa e coerente attuazione prosegue l’impegno forte e determinato della CISL Scuola.
Roma, 16 ottobre 2019
Maddalena Gissi, segretaria generale CISL Scuola