2018-11-14 16:30:00

Dell’incontro di oggi con la ministra Bongiorno, che si è rivelato del tutto interlocutorio e ben lontano dall’essere risolutivo, è apprezzabile la dichiarata disponibilità a proseguire il confronto con i sindacati, così come l’impegno ad ampliare la disponibilità di risorse per i rinnovi contrattuali, visto che quelli ad oggi presenti in legge di bilancio sono sufficienti solo per alcuni obiettivi “di minima”.

Il consolidamento dell’elemento perequativo e la copertura per l’eventuale pagamento dell’indennità di vacanza contrattuale, infatti, possono costituire soltanto la premessa da cui è però indispensabile ripartire verso obiettivi che devono essere senz’altro più ambiziosi. Se così non fosse, sarebbe proprio difficile cogliere quel cambio di passo che a detta della ministra Bongiorno contraddistinguerebbe l’azione del Governo.

Chiediamo invece - ed è insieme alle risorse per i salari la richiesta più importante - che non si interrompa il percorso avviato con l’accordo del novembre 2016 e proseguito nel contratto 2016-18 in direzione di un pieno riconoscimento delle relazioni sindacali e della contrattazione come fonti di disciplina del rapporto di lavoro nel settore pubblico. Le lavoratrici e i lavoratori dei comparti pubblici non hanno bisogno di ministri “ben disposti”, ma di veder valorizzate le sedi di confronto e di contrattazione in cui la loro voce e le loro ragioni si esprimono, ad ogni livello, attraverso gli strumenti della rappresentanza sindacale.

Il richiamo fatto dalla ministra a un consistente piano di assunzioni rimanda, nello specifico della scuola, alle misure inserite nel disegno di legge di bilancio, che solo in minima parte - e unicamente per la scuola secondaria - colgono l’esigenza di un complessivo ridisegno delle modalità di reclutamento del personale docente. Su quelle misure è quanto mai indispensabile avviare un ampio e approfondito confronto; non si può improvvisare né procedere in modo approssimativo su temi di tale portata. Come CISL abbiamo più volte richiamato la necessità di un sistema affidabile, chiaro, trasparente, che garantisca le competenze necessarie alla scuola valorizzando anche le esperienze di lavoro precario. Solo così, peraltro, si possono rimuovere alla radice le ragioni del moltiplicarsi di un contenzioso che consegna di fatto ai Tribunali il compito di decidere chi viene assunto.

Come organizzazioni confederali non teniamo mai separate le istanze di chi lavora come dipendente pubblico e le attese dei cittadini di poter far conto su servizi che soddisfino esigenze di qualità, efficacia, produttività. Siamo invece convinti che proprio gli strumenti fondamentali e tipici dell’azione sindacale, come il confronto e la contrattazione, possano svolgere un ruolo decisivo nel sostenere in ogni contesto di lavoro percorsi di innovazione, crescita e miglioramento. Bene allora le dichiarazioni con cui la ministra si dice impegnata a valorizzare i dipendenti pubblici, prendendo le distanze dagli abusati luoghi comuni con cui tante volte sono stati definiti: creare le condizioni per un rinnovo contrattuale che riconosca in modo finalmente adeguato la dignità del lavoro pubblico è la sfida con cui quelle affermazioni invitano a misurarsi. Nel frattempo servirebbe anche un impegno più deciso per chiudere alcune partite contrattuali ancora aperte: il contratto per la dirigenza scolastica, bloccato in un’ingiustificata e insopportabile condizione di stallo, e il confronto sull’ordinamento professionale del personale ATA, per il quale i sindacati sono convocati all’ARAN il 20 novembre, con un ritardo notevole sui tempi che il contratto aveva previsto e solo dopo ripetute sollecitazioni dei sindacati.

Roma, 13 novembre 2018

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