Viviamo la festa del 1° maggio nella consapevolezza che occorra fare di più, a ogni livello, per difendere il lavoro e garantirlo come diritto oggi negato a troppe persone, soprattutto alle generazioni più giovani. La scuola spende ogni giorno il suo impegno per assicurare a milioni di ragazze e ragazzi un’istruzione di qualità, fattore di mobilità sociale e di vera uguaglianza che rischia purtroppo di vedere vanificata la sua efficacia proprio dalla mancanza di opportunità di lavoro. Il lavoro come diritto resta dunque un’assoluta priorità della nostra azione: non c’è vera cittadinanza senza il lavoro, non a caso indicato dai padri costituenti come fondamento della nostra Repubblica.
Per chi lavora, alla coscienza dei propri diritti deve sempre accompagnarsi quella dei propri doveri: è questa la base da cui partire per stringere legami di solidarietà, indispensabili per tenere unito il mondo del lavoro e l’intera comunità sociale, facendone qualcosa di più di una semplice somma di individui. Anche lo stare insieme in un’organizzazione sindacale ha questo significato e indica la volontà di agire in una logica di condivisione, cooperazione e solidarietà. Ce n’è quanto mai bisogno in tempi segnati dall’emergere di egoismi di vario segno, nei quali sembrano ispirarsi a un individualismo esasperato anche certi modelli “innovativi” di rappresentanza del mondo del lavoro.